Il problema, del PD e del paese, è (ben) oltre

Ho appena seguito la prima parte della giornata indetta a Milano da Pippo Civati e Carlo Monguzzi, tra gli altri, al Circolo ARCI Bellezza per avviare l’iniziativa che è stata battezzata “Andiamo OLTRE” (c’è anche un omonimo gruppo di FB che spiega nel dettaglio premesse e scopi)

Sarei rimasto molto volentieri a seguire il pomeriggio, ma ho dovuto a malincuore tornare in ufficio a cercare di smaltire un sacco di arretrati di lavoro.

Prima però di tuffarmici, mentre ingurgito una fetta della pizza sfornatami dall’ottimo pizzaiolo maghrebino delle consegne a domicilio all’angolo, voglio condividere qualche riflessione e gli appunti sparsi e poco organici che ho preso con il PC sulle ginocchia, quando ho rinunciato a fare una cronaca-twitter in diretta per problemi tecnici di connessione: l’idea mi era venuta stamattina, ma una volta lì ho scoperto che portatile e iphone hanno deciso ancora una volta di non dialogare, e l’unico accesso “hot spot” messo a disposizione dal vicinato ha funzionato solo per qualche minuto; nel frattempo Twitter aveva già deciso di incepparsi!).

(Mi scuso se mancano alcuni cognomi: Civati scherzosamente ha presentato tutti alla maniera del “Nome della Rosa” con nome e città, ma ho ritenuto più utile citare i cognomi, laddove sono riuscito a registrarli.)

Ha aperto i lavori Carlo Monguzzi, dopo essersi scusato per il ritardo (“Mica essere di sinistra vuol dire iniziare per forza in ritardo”…). «Noi non ci candidiamo a niente se non a lavorare» ha precisato subito. «Non c’è un capo ma un “disturbatore”, Pippo Civati» (da poco rieletto al Consiglio Regionale della Lombardia, per chi non lo sapesse).

Era la fase in cui litigavo con Twitter e Facebook e poi con la connessione, per cui vado a memoria: dopo aver riproposto l’obiettivo di Civati del PD come partito dei giovani elettori, e non dei giovani dirigenti, Monguzzi ha strappato più di un sorriso esprimendo la sua repulsione per il “tema delle riforme” (ulteriore degenerazione rispetto alle già vacue “riforme”) e raccontando delle chiacchiere da filobus ascoltate stamattina, tutte sul presidenzialismo con doppio turno o sul turno secco, con ciliegina sulla torta fornita dal giovane che indossava una t-shirt con la faccia di Che Guevara e la scritta “O senato federale o muerte”.

Mi è piaciuta molto anche l’idea di accoglienza basata sul fatto che tu sei il mio fratello, ma anche tua moglie è mia sorella, (e da questo discende che ho il diritto e il dovere di occuparmi di lei).

Monguzzi ha citato l’esperienza del “comitato delle sedie“, che portando in strada i cittadini comuni con la propria sedia ha dimostrato di riuscire efficacemente a presidiare la città contro degrado e microcriminalità (è ovvio che lo spaccio si è solo spostato, ma non sta ai cittadini arrestare i criminali).

Poi ha suscitato l’applauso lodando l’organizzazione dello sciopero dei migranti, e sottolineato l’importanza (anche alla luce dell’esperienza di Via Padova) di coinvolgere gli immirati nella vita politica e sociale del paese attribuendo loro una parte attiva nella discussione e nella soluzione dei problemi.

«Non possiamo non vincere le elezioni comunali» ha poi detto con enfasi. «Come possiamo farcela: con speranza e coraggio. Bisogna avere il coraggio di dare la speranza. Ci vogliono uno spartito, un’orchestra e un direttore» ha proseguito Monguzzi, facendomi inevitabilmente pensare al mio coro e alle cose fantastiche che riusciamo a fare andando spesso oltre le capacità dei singoli (e sicuramente mettendo me in condizione di andare oltre i miei limiti).

Quanto al “direttore d’orchestra”, dovrà privilegiare il consumo delle suole rispetto al consumo di suolo.

Ha infine abbozzato quali caratteristiche dovrebbe avere, incorrendo in una gaffe che oltre metà della sala gli ha fatto notare rumorosamente:

«Dovrà avere un pezzettino di Gandhi, un pezzettino di Tex Willer, un pezzettino di Nelson Mandela, un pezzettino del Commissario Montalbano e un pezzettino di Che Guevara».

Dopo aver incassato le giustificate – e rumorose – obiezioni, ha aggiunto che dovrà avere un pezzettino anche di 5 figure femminili (e lì secondo ne è stato molto bravo a non provare a improvvisare un elenco che chiaramente avrebbe solo reso più brutta la “pezza”).

Ha concluso dicendo che siccome un candidato con tutte quelle caratteristiche non esiste, occorrono per forza di cose le primarie («Si sente di parlare di primarie “sullo sfondo”: che vuol dire?» ha chiesto ironicamente).

Ha poi preso la parola Pippo Civati, di cui riporto le frasi che mi hanno colpito di più (le irgenze mi chiamano: riprenderò il post più avanti, anche per rendere più comprensibili i passaggi troppo ermetici)

Ha parlato di Saronno, dicendo che pochi sanno che c’è il ballottaggio, e il PD ha il 27%. Qual è il segreto?

Monguzzi è diventato una regola. Non è stato ricandidato, e ora io lo userò come regola anche per le elezioni politiche. C’è solo una deroga, per Pierluigi Bersani segretario nazionale.

Tutto quello che succederà oggi è a disposizione di tutti, dalla Serracchiani a Fioroni (per citare due figure agli estremi).

Abbiamo bisogno che tutto questo sia immediatamente condiviso.

24 milioni di italiani sono sul web tutti i giorni, solo il 5% dice che Internet non serve a niente: si vede che sono tutti i dirigenti del PD

siamo stati sette mesi a interrogarci sulle primarie: sono venuti a studiarci da fuori, dalle Università americane.

Il PD nonostante tutto e oltre-tutto è il nostro partito.

Nuoce alla salute cardiovascolari e causa strane sindromi bipolari: Noi ci mobilitiamo dopo la sconfitta e non prima della vittoria…

“Siamo caduti in piedi”, ma proviamo a camminare!

Ora c’è chi dice ancora che bisogna allearsi con l’UDC. L’UDC a Milano ha preso meno di Grillo e dei Radicali.

Tre temi per arrivare alla concretezza

1° punto Nord: cominciamo a prendere sul serio Lega e PDL. C’è ancora Berlusconi al Nord

Più voti alla Lega ha significato:

– meno soldi ai comuni.

– più clandestini (che servono per la prossima volta). Hanno risolto molto più con le sedie che con gli inseguimenti ai bambini Rom di De Corato.

Equità: 200.000 persone “scudate”; una su due in Brianza.

Prontuario sull’immigrazione di Andrea Civati (solo omonimo)

Tesoro di competenze che nessuno condivide. Il Gruppo parlamentare del PD ha pubblicato un sacco di cose importanti, ma per capirle e tradurle occorre un dottorato di ricerca in “Gruppo parlamentare del PD”.

Enrico Borghi presidente di Piccoli Comuni in Val d’Ossola

2° punto – PD partito dei giovani, non dei giovani dirigenti ma dei giovani elettori

Che noi abbiamo perso per l’antipolitica di Grillo è una delle cose più stupide che si possano dire.

C’è una grande richiesta di politica, e il PD deve cercare di rispondere.

Tutto il mondo si interroga sulla green economy. Nuove tecnologie: facciamo più del decreto Pisanu

3° – SUD Ripartiamo dall’Aquila e parliamo del Sud

e-mail andiamooltre@gmail.com

wiki con aggiornamento ogni mese

Rispondere alle e-mail, dicono quelli di Obama

Al- Qae Dem, siamo il contrario e lo facciamo per il bene: senza gerarchie ma con tante relazioni

Coefficiente di Gini che studia la disuguaglianza all’interno di un sistema politico: in Lombardia redditi alti sono cresciuti e quelli medi sono scivolati (Buoni scuola della Regione senza distinzione di reddito)

A Montichiari Bs hanno vietato le manifestazioni per il 25 aprile e 1 maggio. Io invito Bersani – nostro unico capo – a farsi vedere a Montichiari il 25 aprile, magari per bere un caffè.

Abbiamo fatto schifo sulla questione dele donne: abbiamo eletto 2 donne su 22 eletti del PD. Vicepresidente e capogruppo del PD in Regione, che sono i soli posti di qualche rilievo, vadano alle due donne!

Samuele Agostini di Boschi di Lari (non Pisa) segreteria regionale Toscana ha lamentato la mancanza di contenuti da presentare “sul territorio”.

Laura Specchio: «Occorre una formazione civica capillare»

«Sul lavoro non abbiamo una posizione. Spero che questa sia anche una occasione di formazione nostra»

Pierfrancesco Majorino

Questa è un’assemblea nazionale del PD, e non vedo l’ora di ascoltare quelli che arrivano dal resto d’Italia, dai territori: è la prima volta che c’è modo di confrontarsi senza le classiche liturgie

Carlo e Pippo non devono eccedere in timidezza, e devono assumersi il compito di tirare le fila sul piano nazionale.

Io voglio che il partito dica con chiarezza che noi siamo quelli che difendono l’acqua pubblica.

Abbiamo proposto al Consiglio Comunale di non candidare politici nella gestione delle società partecipate. E’ facile perché siamo all’opposizione. Ma io voglio che anche dove governiamo non mettiamo politici alla guida delle società partecipate.

Dobbiamo costruire una proposta sul lavoro. Di fronte all’aggressione all’art 18 dobbiamo avare una proposta coraggiosa.

Oltre alla faccia: trasparenza ed etica nella gestione della cosa pubblica.

acqua

lavoro e precarizzazione

dobbiamo evitare il dibattito sui nomi

Dobbiamo cercare non i voti dell’UDC ma i voti del 40% che è rimasto a casa

Andrea CIVATI (di Varese) prontuario dell’immigrazione (scaricalo in pdf)

Soprattutto al NORD bisogna andare oltre le banalità e ragionare sugli aspetti tecnici delle questioni.

Dobbiamo fare proposte forti e alternative non nel luogo cmune ma sulla sostanza

Prontuario come dimostrazione della rappresentazione sbagliata dell’Italia, per smentire i luoghi comuni sugli immigrati.

Immigrati pagano gran parte delle pensioni che gli anziani italiani percepiscono

provocazione per far passare il concetto che la vera clandestinità non è quella senza permesso di soggiorno ma quella di chi non paga le tasse

federalismo: è un tema molto specifico

quello fiscale è anche un problema politico perché può effettivamente spaccare l’Italia

La competenza degli amministratori locali è fondamentale, ma il PD continua pervicacemente a trascurarla

Se a San Salvario, con il 70% di alunni stranieri la scuola è un’eccellenza

Non possiamo confondere il moderatismo con il rigor mortis


Ivan Scalfarotto

Ho incontrato di recente un militante ex PCI che mi ha detto: «Avevo un partito in cui credere, voi mi date solo un partito da votare».

Il radicamento è una favola: votano la Lega perché c’è una visione. Ripugnante ma c’è una visione.

I nostri circoli in Val di Susa sono tutti chiusi. Non si è discusso di TAV

Occorre cercare i candidati non pensando che siano vincenti oggi, ma che siano vincenti domani

Laura Puppato a Treviso ha preso 26.000 preferenze

Ieri la Corte Costituzionale del Portogallo ha dichiarato che il matrimonio tra omosessuali è in linea con la costituzione

Tra tre giorni in Italia si deciderà. Giorni fa il PD ha violato una regola non scritta,  e con la Corte riunita in camera di consiglio ha dichiarato di essere contrario ai matrimoni tra omosessuali

Il ciclismo a squadre mi piace perché il tempo si prende sull’ultimo. Vinceremo quando l’ultimo dei nostri arriverà prima dell’ultimo degli altri.

Ernesto Ruffini

Il federalismo fiscale non è un’idea di sinistra: è una coperta troppo corta ed è ingannevole dire che nessuno ci perde e tutti ci guadagnano.

Federalismo nella lotta all’evasione fiscale.


Diana De Marchi

A San Siro la gente votava PCI e ora vota Lega

Battaglia per il mercato di cui a risultato ottenuto si appropria Boni consigliere regionale della Lega

Testo della mozione senza sintassi, contenuto, logica, approvata ieri in CdZ: “Perché tutti possano arrivare allo stesso TOT dobbiamo togliere le discriminazioni, quindi togliamo i soldi ai corsi di italiano per gli stranieri”

Iniziativa sull’acqua

Germana Urbani

Sono stata candidata alle regionali in Veneto, abbiamo eletto 14 consiglieri e solo una donna, Laura Puppato, che una parte voleva come candidato presidente, come investimento per il futuro.

La storia della mia candidatura: a Padova il partito è fermo su posizioni antiche, diviso in correnti: già da un anno si sapeva quali due dovevano essere eletti in consiglio.

La bassa padovana ha fatto un documento politico

Il segretario provinciale ha detto “Servono le patatine attorno all’arrosto”. Sul voto di preferenza l’elettorato ha deciso di andare contro il partito tanto che io assolutamente sconosciuta ho vinto contro i candidati prescelti dall’alto e sono la prima dei non eletti.

Ci sono i circoli ma non ci sono le sedi per incontri e riunioni.

Abbiamo messo insieme 20 circoli che hanno deciso di contrastare i vertici del partito.

Vi invito a fare rivoluzioni dal basso come abbiamo fatto noi


Monguzzi: “Da oggi siamo tutti patatite attorno all’arrosto”


Davide da Imola («che lavora alla Cgil e ha scritto nei giorni scorsi un bell’intervento sull’Unità» ha detto Civati nel presentarlo):

Acqua pubblica e qualche amministratore del PD la privatizza

Liste pulite e poi anche nelle nostre liste ci sono gli inquisiti

Propongo un Codice dei comportamenti della buona politica

Cambiamo statuti e codici etici rendendoli vincolanti, non come sono oggi,

Onestà: chi è stato condannato in primo grado deve dimettersi e non essere candidato

Stesso rigore per gli incarichi di partito

Via dalla gestione delle società partecipate

Feliciano da Lucca

Contratto unico di ingresso e salario minimo

Insegnamento della lingua italiana agli stranieri: poi diventano anche consumatori e acquirenti, e su qualcuno questo può fare presa.

Ilda Curti da Torino assessore “tecnico” alla degenerazione urbana e nuovi cittadini (“vera leader del movimento” dice Civati)

Vengo dal villaggio di Asterix accerchiato: a Torino e in alcuni comuni Bresso è 16 punti avanti a Cota

Riusciamo ancora a non farci troppo del male. O almeno siamo perdonabili.

Non riusciamo a correre perché abbiamo i tendini lacerati: tutti ci lamentiamo della solitudine. Parlo con tutti ma nel PD non ho un luogo di discussione sulle cose di cui mi occupo, per sapere magari che sbaglio.

La Lega è come il gusto immaginario del kiwi quando arrivò, ciascuno gliene attribuisce uno diverso.

La Lega evoca una comunità tradizionale immaginaria, che non è mai esistita.

Le cose che noi facciamo non diventano patrimonio collettivo.

Sono riuscita a spiegare a mia nonna il mio lavoro di operatore sociale solo dicendole che era lo stesso lavoro che aveva fatto Obama nelle strade di Chicago.

Abbiamo abdicato alla funzione nobile della politica che consiste nel fare pedagogia.

Ho nostalgia della capacità della politica e dei partiti di massa di essere strumento di emancipazione degli individui.

Cerchiamo di fare anche una raccolta delle buone pratiche: “Noi la facciamo così”.


Alla fine del suo intervento (e per fortuna che all’inizio aveva detto di essere timida!) la sala del circolo Arci Bellezza è scoppiata in un prolungato e rumorosissimo applauso, anche e in molti erano già usciti a fumare una sigaretta o a procurarsi un panino.

Mentre tornavo in scooter verso l’ufficio pensavo al tormentone che scherzosamente era stato usato in sala con ogni piccolo inceppamento: “Andiamo oltre!”, e siccome amo i giochi di parole e i calembour per assonanza mi si è presentato subito con chiarezza il rischio della “deriva benoltrista”, reale o inventata, da cui il titolo di questo post.

E’ chiaro che se il “andiamo oltre” diventa – magari in virtù della malizia di chi in fondo le cose nel PD non ha interesse a cambiarle più di tanto – un mantra analogo al vecchio “benaltrismo” qualunque speranza di riuscire effettivamente ad affrontare i problemi concreti va a farsi friggere.

Per questo suggerisco di tenere bene a mente che anche lo slogan, come l’iniziativa, ha una scadenza ravvicinata.

Da consumare NON OLTRE il 10 luglio 2010.

(nell’immagine a destra, i recapiti per mettersi in contatto e partecipare)

P.S. Pippo Civati ha pubblicato il testo del suo intervento, nel suo blog.

Il «lodo Scalfari» e i furboni della politica di piccolo cabotaggio

Eugenio Scalfari è andato l’altra sera in televisione dalla Dandini ha fatto un’osservazione: ha detto che lui andrà a votare alle primarie solo se i candidati avranno preliminarmente annunciato di accettare immediatamente quel verdetto, cambiando di fatto le regole che stabiliscono che quella votazione popolare sarà decisiva per l’elezione del nuovo segretario solo se uno dei candidati avrà la maggioranza assoluta dei voti.

Il regolamento prevede infatti che se nessuno dei tre candidati ottiene il famoso 50% dei voti più uno, l’assemblea nazionale eletta da quel voto – in cui i sostenitori dei tre candidati saranno presenti in proporzione ai voti espressi nelle primarie – dovrà scegliere tra i due che si sono piazzati meglio.

Questo – secondo il semplice ragionamento di Scalfari – sarebbe offensivo per chi è andato a votare.

Secondo il semplice ragionamento di Scalfari, per rispettare la volontà popolare occorre che i tre candidati accettino sin da ora di eleggere segretario il candidato dei tre che avrà avuto anche solo un voto più degli altri due.

In un ipotetico scenario in cui due candidati avessero avuto entrambi esattamente il 33,3% dei voti e il terzo avesse ottenuto il 33,4% dovrebbe essere quest’ultimo a prevalere, secondo il semplice ragionamento di Scalfari.

In caso contrario, secondo il semplice ragionamento di Scalfari, il Partito Democartico rischierebbe di morire all’istante.

Scalfari è uomo da ragionamenti molto raffinati (talmente raffinati che in qualche caso si sono pure rivelati azzeccati), per cui mi domando come mai questa arguta osservazione l’abbia tirata fuori solo adesso, a meno di 15 giorni dalle primarie. In fondo, il vignettista Sergio Staino era arrivato a un’analoga riflessione parecchio tempo fa (con una conclusione diversa, però).

E io ho il dubbio che il semplice ragionamento di Scalfari nasconda (o sottintenda, se preferite) qualche altro ragionamento un po’ meno semplice.

E’ un dubbio ingigantito dalla prontezza con cui Bersani e Franceschini si sono dichiarati favorevoli.

Finora questo regolamento bizantino e in molte parti ottuso è stato rispettato alla lettera (impedendo a chi non ha fatto in tempo a iscriversi entro il 21 luglio di prendere parte ai congressi di circolo); ora i due “politici esperti” che lo hanno firmato si accorgono che mette anche il terzo incomodo in condizione di dire la sua.

Ci voleva Scalfari per capire questo piccolo dettaglio?

O Bersani e Franceschini sono due imbecilli circondati da imbecilli – per cui si sono accorti solo ora di che cosa c’è nel loro regolamento – oppure stanno facendo ancora una volta gli “esperti” nella politica di piccolo cabotaggio, e cercano di disinnescare le idee dirompenti di Marino (che infatti si oppone) cambiando le regole in corsa.

Io non ho bisogno di un leader politico che mi fa attraversare un laghetto artificiale, e per farlo cambia le regole in corsa: io voglio un leader che sappia mollare gli ormeggi e affrontare il mare aperto, sapendo che in mare aperto certe regole non si possono cambiare, e o si sa affrontare anche la tempesta o si fa naufragio.

E potrei ribaltare il semplice ragionamento di Scalfari: che fiducia può ispirare ai suoi elettori un partito che non è capace neppure di rispettare le regole che si è dato da solo?

Al congresso del PD, con l’on. Zaccaria insabbiatore per Bersani

Oggi ero al mio primo congresso di partito, in quello che ora è il mio circolo di Giambellino, Lorenteggio e Inganni (a Milano) e mentre stavo ascoltando le presentazioni delle mozioni mi è vibrato più volte il telefono. Lì per lì non ho risposto perché per uscire avrei dovuto disturbare troppo persone, e davo per scontato che fosse per farmi gli auguri di compleanno (a proposito: grazie a tutti gli amici di Facebook). Poi quando mi ha chiamato anche Daniela – che sapeva che ero impegnato – ho scoperto che c’era anche altro: una notizia preoccupante sulla salute della mia mamma.
Mi ero già iscritto a parlare, ma da quando ho avuto la notizia ho passato un bel po’ di tempo a cercare di capire al telefono con i miei fratelli e con mia madre (a Roma) i contorni esatti della situazione, e riflettere sul da farsi. Un po’ in ritardo – ma comunque prima che dopo pranzo riprendessero i lavori – sono tornato al circolo con la testa piena di pensieri, non del tutto concentrato (non lo sono neanche ora, confesso).

Ma torniamo alla mattinata, e alla presentazione delle mozioni.
Ha cominciato – in rappresentanza della mozione Bersani – Roberto Zaccaria, ex presidente della RAI e attuale parlamentare. Ha fatto un intervento molto informale, e dopo un po’ di simpatici salamelecchi è entrato nel vivo attaccando, prima indirettamente e poi in modo esplicito Ignazio Marino. “Dobbiamo ricordare che i nostri avversari sono fuori di qui” ha detto “per cui bisogna fare attenzione a non farsi del male”.
Fin qui, le banalità relativamente innocue.

Subito dopo, però, è entrato in medias res, ed è andato a parare sulla Calabria: “Ho letto sul ‘Fatto’ un’intervista in cui Marino ha fatto fuoco e fiamme accusando di brogli in Calabria” ha detto l’onorevole Roberto Zaccaria (le parole non le ho trascritte, ma il senso era questo). “Però poi come tutti sappiamo la commissione elettorale calabrese ha certificato che non c’è stato nessun broglio, e non ho visto da parte di Marino nessuna ritrattazione, che mi sarebbe invece parsa opportuna”.

Poi ha detto – e qui sintetizzo – che viviamo in un’emergenza democratica, e che lui sente il bisogno di gesti simbolici, tipo occupare per cinque ore il Parlamento, nientemeno.

Mi scuserete se non mi diffondo sulle presentazioni di Emanuele (Lele) Fiano per Franceschini e di Teresa Cardona per Marino, per concentrarmi su Zaccaria.
Dirò solo qualcosa di Lele, che stamattina parlava nel suo circolo anche in veste di candidato a segretario regionale: lo conosco da anni perché è un amico d’infanzia di Daniela, tanto che ci ha sposato circa 10 anni fa, e lo stimo molto, anche se penso che debba scegliersi meglio certi compagni di mozione, e in particolare quelli che se pronunciano la parola “laicità” devono subito correre a confessarsi in Vaticano.
Lo stimo da tempo, e oggi ha usato argomenti e parole convincenti, per cui non mi ha fatto pentire della decisione di votare per lui come segretario regionale. Non ho dubbi che Angiolini sia un’ottima persona e un ottimo candidato, che potrebbe fare molto bene, ma Lele mi dà ancor più garanzie, per cui applico a livello personale il metodo della laicità e opto per una scelta per conoscenza diretta che credo migliore di quella basata sul solo criterio dell’appartenenza.

Anche se sono candidato per la mozione Marino per partecipare eventualmente all’assemblea provinciale in cui saranno scelti – tra gli eletti di ciascuna mozione – quelli che andranno a Roma l’11 ottobre, e forse la prassi vuole che appoggi il mio candidato ufficiale anche alla Regione, è una libertà che rivendico con forza.

Al termine delle presentazioni c’è stata una pausa nel corso della quale molti si sono mi sono avvicinato al tavolo della presidenza, perché volevo poter chiedere conto a Zaccaria di una notizia molto importante che avevo trovato proprio sulla vicenda calabrese, che lui evidentemente ignorava. Ho chiesto se era già stata aperta l’iscrizione a parlare, e mi è stato risposto di no. Nessuno era ancora isctitto. Allora ho chiesto di essere iscritto a parlare, ma sono stato invitato a tornare a sedermi, cosa che ho fatto obbediente.
Dopodiché (mistero dei congressi di partito) ho scoperto che avrei parlato per undicesimo. Ad ogni modo Zaccaria non è rimasto neanche un minuto, per cui la stranezza è diventata irrilevante.
Avevo preparato un abbozzo di intervento in cui nei dieci minuti concessi intendevo parlare di varie cose, ma ho dedicato più tempo del previsto nell’introduzione personale, sul perché ero lì e da che storia provenivo. Il resto del mio intervento è bastato appena per la dichiarazione di voto e fiducia a Fiano (per dare forza alla sua battaglia anche nei confronti della parte più retriva della mozione Franceschini), con cui ho concluso, e con la dura requisitoria sulla questione morale.

Siccome so bene – per la lunga esperienza di mio padre Sergio Turone e le sue battaglie per onestà e trasparenza che gli erano valse la qualifica di “moralista” (con connotazione di “rompicoglioni”) da parte di molti personaggi poco limpidi – mi è sembrato importante chiarire ai “compagni e amici” del circolo che la versione che ci era stata propinata da Zaccaria è frutto di una brutta manipolazione, di cui Bersani è vittima o complice.

E mi è sembrato importante farlo con le parole di un senatore della Repubblica eletto nel PD, coordinatore in Calabria della mozione Franceschini: a riprova del fatto che tra il “rompicoglioni che vuole dividere” e la persona onesta che vuole far conoscere la verità il confine è spesso labile.
Ecco il testo che ho letto:

23-09-2009 – Calabria: non si placano i toni sui brogli nel PD

Non si spegne la polemica interna al Pd sulle presunte irregolarità congressuali in Calabria. Francesco Bruno, senatore che fa riferimento alla mozione Franceschini, polemizza in una nota con il coordinatore della mozione Bersani. “Penati – afferma – ha introdotto una nuova tecnica di garanzia processuale: l`autoassoluzione. Invece di riflettere su quello che stanno combinando in Calabria i suoi amici di mozione di Catanzaro, di Vibo Valentia e Reggio Calabria e sul gravissimo fatto che ben due candidati alla segreteria regionale del Pd e che lo stesso attuale segretario regionale rischiano di non poter partecipare al congresso del loro partito per l`inagibilità dello stesso, delle sue sezioni e del suo tesseramento il coordinatore della mozione Bersani tira fuori una dichiarazione lontana dalla realtà”. “Penati ci racconta infatti – prosegue Bruno – che i sospettati di irregolarità si sono auto-dichiarati non colpevoli, convocandosi da soli, senza ordine del giorno e con un anticipo di una sola ora, sebbene il sottoscritto, rappresentante della mozione Franceschini, avesse esplicitamente e formalmente diffidato dal tenere una riunione della commissione di garanzia senza ordine del giorno e con un avviso così breve. Comunque – conclude – a quanto risulta non si è affatto discusso delle questioni da noi sollevate”.

http://www.telereggiocalabria.it/news/1-cronaca/20128-calabria-non-si-placano-i-toni-sui-brogli-nel-pd.html

Mentre leggevo, un iscritto ha avuto lo stomaco di ironizzare sul termine “inagibile” (“nel senso che non avevano l’agibilità?”), ma non ho capito se era una facezia fuori luogo o il deliberato tentativo di ridere di me.
Ho sottolineato più volte, mentre leggevo, il fatto che era una denuncia gravissima, che proveniva da un senatore della Repubblica eletto nel partito di tutti, e appartenente alla mozione Franceschini. Questo per togliere armi a chi con ogni mezzo sta cercando di far passare Marino per il visionario che accusa a vanvera.

Devo dire che alla fine del mio intervento non sapevo se essere soddisfatto o meno, ma ho sentito altri fare riferimento alla Calabria, compreso il consigliere comunale David Gentili che ha fatto un accorato intervento citando più volte l’importanza di vigilare sulla questione morale, anche dopo il congresso. Salvo poi concludere che lui sta con Bersani.

Mentre mi passava vicino per andarsi a sedere gli ho chiesto: «Ma visto che la questione morale ti sta così a cuore, non ti preoccupa il fatto che ancora stamattina Zaccaria ci raccontasse quelle frottole?»

«Moltissimo» mi ha risposto. «Mi preoccupa moltissimo».
Sinceramente, non ho capito se mi stesse prendendo in giro (è chiaro che potrebbe essere una risposta standard in “politichese”). Magari anche lui si è sentito preso in giro, e in queste ore me sta chiedendo conto ai vertici della sua mozione.
Di sicuro, in ogni caso lui eviterà di insinuare che Marino deve ritrattare.

Zaccaria e Bersani non so…

Gad Lerner: l’affermazione di Marino è un buon segno

Oggi Gad Lerner, che aveva dichiarato la propria preferenza per la mozione Franceschini, ha scritto sul proprio blog una breve analisi del voto nel circolo del PD Valcerrina (nel Monferrato Casalese) di cui è segretario, con le conseguenze che ne ha tratto.

Il titolo è chiaro: Pd, aveva ragione mio figlio… (ventenne, sostenitore di Ignazio Marino di cui condivido in pieno il pensiero).

Ecco alcuni passaggi (il neretto è opera mia):

la mia scelta per Franceschini è stata condivisa… solo da me stesso! Un record negativo che mi conferma di essere sorpassato, politicamente, come già sapevo, e che merita una riflessione. Il vincitore del nostro congresso, con un solo voto di scarto, e solo grazie al fatto che il regolamento impediva di conteggiare le scelte inviate via mail da altri iscritti, è stato Pierluigi Bersani. Altrimenti avrebbe vinto Ignazio Marino, che a quanto pare sta riscuotendo ovunque – e in particolare nel Nord Italia – un successo insperato. L’intervento pro-Marino che ha spostato il voto di alcuni incerti, lo ha fatto Giuseppe, mio figlio ventenne alla sua prima esperienza del genere. In sintesi ha sostenuto che il Pd non deve eleggere oggi un leader per il governo del paese, aspirazione realisticamente lontana nel tempo, ma dare un segno concreto di rinnovamento che rimotivi il suo elettorato deluso. Per questo meglio Marino che i due esponenti delle gestioni passate, portatori di una continuità nefasta.
Io avevo deciso di votare Franceschini, clamorosamente inascoltato, sulla base di un ragionamento troppo sofisticato. […]

Evidentemente la spinta di rinnovamento, non solo fra gli elettori ma anche fra gli iscritti, è superiore alle previsioni. Non posso che considerarlo un buon segno.

Mi pare importante sottolineare quello che anche Lerner, mette in rilievo: fin qui si sta parlando delle logiche di analisi (spesso “troppo sofisticate”) tanto frequenti tra chi “fa politica”: gli elettori, però, spesso ragionano diversamente, e se vogliono rinnovamento non ci girano troppo attorno.