Il papa, i condom e l’HIV (e liberaci dal sesso, Amen)

il Papa è andato in Africa e mentre era ancora sull’aereo ha fatto un’affermazione gravissima riguardo al fatto che i preservativi «non risolvono il problema dell’HIV» (e fin qui scopre l’acqua tiepida) ma «lo aggravano».
L’ufficio stampa del Vaticano ha poi corretto, con una veniale mistificazione, e scritto in un comunicato che «rischiano di aggravare il problema» (come, lo sa solo Dio).
Ma ha anche fatto un’altra cosa: per motivi non del tutto chiari il comunicato-stampa ha messo in bocca al papa la parola «profilattici» e non – come hanno sentito e riferito tutti i giornalisti presenti – «preservativi».
Io ho pensato bene di fare una piccola raccolta di immagini (con due video) sulle intelligenti campagne a favore dell’uso del profilattico, in Africa e non solo, che ho segnalato ai miai amici di Facebook. Poi oggi ho visto che un giornale canadese ha messo in bocca al papa un’altra cosa, in una vignetta.

Io penso che Il Papa dovrebbe davvero smetterla di dire cose che possono contribuire a uccidere molte migliaia di persone.

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Un video di una campagna realizzata in Kenya:

e uno altrettanto divertente di una pubblicità censurata in Inghilterra (o forse in Francia):

Infine una serie di immagini molto «d’impatto»

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Donne, se il partner non vi soddisfa, non tirategli le uova marce!

Al posto del Viagra, la puzza di uova marce? Secondo uno studio italiano appena pubblicato online sui Proceedings of the National Academy of Sciences da Giuseppe Cirino e colleghi dell’Università Federico II di Napoli, proprio l’acido solfidfrico – ovvero il gas sprigionato dalle solfatare che viene usato anche nelle carnevalesche “bombette puzzolenti” – presenta effetti “interessanti” sui tessuti del pene, e potrebbe essere usato in prospettiva nella terapia della cosiddetta disfunzione erettile (termine politically correct per la ben nota impotenza sessuale maschile).
La donna insoddisfatta che decidesse di ricoprire il partner di uova marce, però, farà bene a non trascurare un paio di elementi: come riferisce anche un divertito articoletto di ScienceNOW (“Rotten Egg Gas: The New Viagra?“) citando alcuni studi precedenti sull’uso di questo gas per limitare i danni di infarto e ictus, l’erezione ottenuta in laboratorio ha riguardato solo alcuni tessuti provenienti da operazioni chirurgiche di cambiamento di sesso (l’equivalente della ricerca “in vitro”) e alcuni volontari a quattro zampe (topi di laboratorio anestetizzati, su cui hanno poi valutato l’intensità dell’erezione con metodi che non voglio nemmeno immaginare). Ma soprattutto, le quantità di gas impiegate per ottenere quel risultato sono tossiche per l’uomo.
Al momento, insomma, le bombolette puzzolenti applicate all’alcova potrebbero interessare tuttalpiù lo sceneggiatore che voglia immaginare il metodo perfido con cui una donna-mantide uccide i suoi partner dopo aver abusato di loro. Senza lasciare traccia.
Una mantide che riesce a spassarsela sorvolando sull’odorino che aleggia nella stanza.

P.S. Mi viene in mente una scritta che si dice fosse esposta nella vetrina di un panettiere (pure a Napoli): QUANDO VI DIVENTA DURO VE LO GRATTUGIAMO GRATIS, MA META’ CE LO TRATTENIAMO.

Il sangue dei gay

Il British Medical Journal torna nel numero di oggi a interrogarsi sul delicato tema dello screening preliminare sui donatori di sangue, e in particolare sull’opportunità di continuare a rifiutare le donazioni provenienti da uomini che fanno o hanno fatto sesso con un altro uomo, a prescindere dal fatto che si tratti di sesso protetto o promiscuo, con un solo partner convivente o con molti partner occasionali (Bad blood: gay men and blood donation, solo per abbonati).
La premessa è semplice: sull’onda delle trasfusioni contaminate che sconvolsero il mondo delle donazioni attorno all’inizio degli anni ottanta (con virus HIV ma anche con il virus dell’epatite C), gli esperti cercarono di individuare le misure più efficaci per eliminare il rischio di contagio.
I test sulle sacche si sangue prelevato si fanno, ma da soli non offrono garanzie sufficienti, per cui gli aspiranti donatori vengono sottoposti a un questionario con cui si cerca di capire se presentano caratteristiche, si potrebbe dire fattori di rischio, tali da sconsigliare l’uso del loro sangue. Una delle cause di esclusione, per esempio, è il fatto di aver subito trasfusioni in precedenza (anche perché in passato i controlli sul sangue erano meno attenti).
Ora si stanno accumulando i pareri di esperti secondo i quali il criterio che esclude in assoluto gli uomini omosessuali non trova giustificazione scientifica: il BMJ ha chiesto a due esperti favorevoli e contrari a questo bando di elencare i motivi alla base della loro posizione (il confronto “Testa a testa” contrappone il giornalista scientifico Bob Roehr, secondo il quale i gay devono poter donare il sangue se non presentano altre controindicazioni, al patologo Jay P Brooks, che continua a pensare che il rischio di contagio sia troppo elevato.
Secondo la dettagliata disamina di Bob Roehr (che conosco e stimo da anni grazie alla comune iscrizione alla National Association of Science Writers, alla Association of HealthCare Journalists e alle loro mailing list) ci sono molti altri elementi di rischio più concreti e temibili rispetto al fatto di fare sesso con un altro uomo, che però vengono considerati – con ottime ragioni – irrilevanti e non tali da giustificare l’esclusione di un potenziale donatore.
Non si deve dimenticare, infatti, che in tutto il mondo c’è costante carenza di sangue, e quindi scartare potenziali volontari senza una solida giustificazione (magari sulla base di un preconcetto culturale o religioso non confermato dai dati scientifici) vuol dire ridurre le probabilità di guarigone o di sopravvivenza di qualche malato bisognoso.

Una “risposta rapida” pubblicata sul sito del BMJ chiarisce bene – secondo me – il concetto: dopo aver invitato a distinguere tra “omosessuale” e “uomo che ha fatto sesso con un altro uomo” (categoria che comprende eterosessuali che accettano di farlo per soldi), la dottoressa californiana Margareth Allen segnala un’altra assurdità.
Lei stessa oggi non può donare il sangue negli Stati Uniti per il solo fatto di aver passato complessivamente più di tre mesi in Gran Bretagna, dove in passato si sono avute le epidemie di encefalopatia spongiforme bovina e alcuni casi di malattia di Creutzfeldt-Jacob (CJD): “Forse anche i modelli statistici relativi alla malattia di Creutzfeldt-Jacob andrebbero rivisti” scrive.

Ecco, in sintesi, lo specchietto del BMJ sulla posizione di alcuni paesi nei riguardi delle donazioni da maschi che hanno avuto rapporti sessuali con altri maschi.

Gran Bretagna (www.blood.co.uk) — Esclusione a vita per gli uomini che abbiano avuto anche un solo rapporto sessuale con un altro uomo.

Spagna (http://donarsangre.org) — Verso la fine degli anni Novanta la Spagna ha modificato il criterio, che non riguarda più gli uomini omosessuali ma tutti gli individui che hanno avuto rapporti sessuali promiscui. La Catalogna (la regione autonoma della “invitante e tollerante” Barcellona) prevede il bando per chiunque abbia avuto più di un partner sessuale nei sei mesi precedenti alla donazione.

Francia (www.dondusang.net) — Alla fine del 2006 il Ministro della Salute annunciò che l’esclusione a vita degli omosessuali dalle donazioni sarebbe stata cancellata a breve, ma all’annuncio non sono ancora seguiti i fatti.

Italia (www.avis.it) — Il bando formale nei confronti degli omosessuali è stato cancellato nel 2001, ma il sesso tra due maschi viene considerato “comportamento a rischio” tale da valere l’esclusione a vita.

Nuova Zelanda
(www.nzblood.co.nz) — Il bando vale per chi ha avuto rapporti con un altro uomo negli ultimi dieci anni, ma nel 2008 un comitato consultivo ha suggerito di ridurre il periodo a cinque anni, e di specificare quali attività sessuali giustificano l’esclusione.

Australia (www.donateblood.com.au) — L’esclusione vale per l’attività sessuale dell’ultimo anno, con domande specifiche sul tipo di attività.

Stati Uniti (www.fda.gov/cber/faq/msmdonor.htm) — Sono esclusi dalla donazione tutti gli uomini che hanno avuto rapporti omosessuali dopo il 1977.

Canada (www.bloodservices.ca) —Sono esclusi dalla donazione tutti gli uomini che hanno avuto rapporti omosessuali dopo il 1977

Contro i pericoli di Internet, il software ha bisogno dei genitori

Uno spot intelligente e di forte impatto promosso dal governo francese illustra con estrema chiarezza i pericoli che Internet – in mano a bambini e adolescenti senza controllo da parte dei genitori – può portare nella casa di ciascuno:

L’idea è azzecata, e la realizzazione eccellente.

Colpisce soprattutto il viso sereno e fiducioso con cui la mamma lascia entrare gli agghiaccianti visitatori dei suoi figli piccoli: dalla banda di naziskin, al gruppo di prostitute e prostituti, al fantascientifico militare che devasta ogni cosa con il suo mitra fino al pedofilo che prende per mano la piccola bambina innocente e la porta via promettendole di mostrarle il suo coniglietto.

Fa piacere scoprire che all’estero, grazie anche a finanziamenti europei, si fanno campagne così ben riuscite (questa è tradotta in molte lingue e sarà trasmessa in diversi paesi, forse anche in Italia).

Quello che lascia però perplessi è la raccomandazione che viene proposta: il controverso “controllo parentale” (anche noto in italiano come “filtro famiglia“) via software, sulla cui reale efficacia sono stati sollevati seri dubbi da molti anni a questa parte.

Quello che è certo è che nulla è efficace come la presenza (fisica, ma non solo) accanto ai propri figli che crescono: pensare che in assenza dei genitori un software possa davvero frenare la naturale curiosità di bambini e adolescenti rischia di essere controproducente.

Il discorso è ovviamente complesso, e quello che può funzionare con i bambini piccoli (ai quali si può impostare il computer per ricevere solo alcuni siti verificati, come spiega il sito ilfiltro.it anche se questo limita molto le loro possibilità di esplorazione autonoma e di scoperta) di sicuro non funziona più con gli adolescenti, che sono spesso fin troppo abili a maneggiare il software per aggirare qualsiasi ostacolo e vivono un periodo della propria vita a dir poco complicato.

QUESTO PROGRAMMA TI IMPEDIRA' DI GUARDARE CIO' CHE IO NON VOGLIO TU VEDA SU INTERNET - ME LO INSTALLERESTI?, Jim Borgman, 1997

QUESTO PROGRAMMA TI IMPEDIRA' DI GUARDARE CIO' CHE IO NON VOGLIO TU VEDA SU INTERNET - ME LO INSTALLERESTI?, Jim Borgman, 1997

In quel caso, le difficoltà aumentano ulteriormente, e i tentativi di imporre un ostacolo tecnologico potrebbero avere l’effetto di incoraggiare a scavalcarlo per il gusto di scavalcarlo, con un gesto di pura ribellione dalle conseguenze incalcolabili. Se poi questa “battaglia” ha l’effetto di ridurre il già limitato spazio per il dialogo il bilancio finale può essere negativo.

Io continuo a pensare che affronterò la questione con le mie figlie (che seppur piccole già usano giochini online, sempre in presenza di un adulto) seguendo la strada del dialogo franco, spiegando via via le cose (e illustrando i pericoli nascosti con una modalità e un linguaggio che mi paiono adatti all’età) e cercando così di favorire il processo graduale di scoperta di tutte le sfaccettature della realtà, con la conseguente assunzione di consapevolezza e responsabilità.

In questo sarebbe bello che anche la scuola cominciasse a fare la sua parte.

I pregiudizi – Sergio Turone

Ho recuperato il testo di un racconto di fantascienza (“Racconti di Santascienza” si intitola la raccolta) che mio papà pubblicò un anno prima della mia nascita.

Lo stesso spunto sarebbe apparso in un racconto di poco successivo di Luciano Bianciardi e poi sarebbe stato declinato in vari modi (anche da Luis Buñuel, purtroppo non ricordo in quale film).

Sergio Turone
I pregiudizi

da: Racconti di santascienza, Milano, 1965

«L’aspetto peggiore della religione
cristiana è il suo atteggiamento
riguardo al sesso» Bertrand Russell

«Gentili ascoltatori – esordì l’oratore – mi scuso prima di tutto se l’argomento di questa mia conferenza, cui avete avuto la cortesia di intervenire tanto numerosi, mi costringerà ad usare un linguaggio che la morale d’oggi considera scabroso; ma siamo in un campo rigorosamente scientifico e la scienza deve essere coerente a se stessa anche a costo di suscitare scandalo».
L’uditorio si fece attento. Le teorie del prof. Marco De Luigi in materia di psicologia e morale avevano suscitato vivo interesse fra gli studiosi della Terra e di tutti gli altri principali pianeti dove i libri di De Luigi erano stati tradotti. La grande maggioranza degli scienziati, psicologi e filosofi si era nettamente schierata contro le teorie deluigiane, considerate nella più benevola ipotesi utopistiche.
Tuttavia non mancavano piccoli gruppi di seguaci, specie fra gli studiosi più giovani. Anche nelle zone periferiche depresse, come Urano e Plutone, meno aperte a nuovi fermenti culturali, cominciava faticosamente a farsi largo, nel rigoroso moralismo conformista, l’idea coraggiosa di una radicale riforma psicologica e morale che distruggesse i tabù sorti da tempo immemorabile – e consolidatisi nonostante il progredire della civiltà – intorno al concetto del cibarsi.
«Perché mai – riprese l’oratore – la morale corrente considera scandaloso ed impuro l’atto del mangiare? Molti di loro stupiranno nell’apprendere che tre millenni or sono, durante l’era che gli storici moderni chiamano cristiana od anche era del materialismo mistico, la morale d’allora, curiosamente, investiva la sfera del sesso».
Alcuni degli ascoltatori seduti in prima fila assentirono con cenni del capo, come per far vedere che erano già informati della sensazionale curiosità storica citata dall’oratore.

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