Come t’aggio trovato, Pisapia (Le villotte di P. Marino)

Un'immagine dell'antico manoscritto di Fabio 'Azzaiolo

Oggi ho un importante annuncio da fare per i miei amici coristi e per gli amanti della musica rinascimentale e del rinascimento in tutti i sensi: su una vecchia bancarella sui navigli ho trovato un reperto eccezionale, lo spartito di un’opera che molti erano convinti esistesse ma di cui nessuno era in grado fino a l’altroieri di provare l’esistenza.

L’opera, di cui per ora abbiamo recuperato solo pochi frammenti, si chiama “Le villotte di P. Marino”, di un certo Fabio ‘Azzaiolo (altrove ‘Azzaro ma anche ‘Azzone), e secondo gli esperti è stata plagiata e distrutta dal cugino del compositore, Filippo, che l’ha poi resa famosa attribuendosela con il titolo di “Villotte del fiore”.

Ecco in anteprima alcune strofe, che si può presumere andassero cantate sulla musica della assai simile “Come t’aggio lasciato, vita mia”, frutto di evidente plagio. (di seguito l’esecuzione di un coro brasiliano a puro titolo indicativo; purtroppo nessuna delle esecuzioni del mio coro è online)

Comunque dopo l’apocrifo mi auguro che con il mio coro potremo presto eseguire anche quest’opera originalissima, che probabilmente spiega anche l’origine del ricorrente FA-LA-LI-LEL-LA, in sé privo di senso, che doveva essere un ben più significativo MILANO BELLA.

Les liaisons dangereuses di donna Letizia

Ok, visto che la Moratti anziché chiedere scusa per aver detto cose false e gravemente diffamatorie insiste ad accusare Pisapia perché “trent’anni fa frequentava terroristi” mi tocca rivelare che lei, ancora in tempi molto recenti, ha frequentato assiduamente personaggi equivoci, con alle spalle un passato di antifascisti e persino di partigiani, come un certo Paolo Brichetto Arnaboldi con cui è stata persino vista sfilare a una manifestazione di pericolosi comunisti, un 25 aprile.

A Milano centro, vota Sergio Violante

Il mio amico Sergio Violante, di cui conosco da tempo la capacità, la serietà e la bontà delle idee, si candida con il PD per il ruolo di consigliere di zona 1, Milano centro.
Se vivessi in zona 1 voterei sicuramente per lui – tanto che l’ho con estremo piacere aiutato per realizzare il volantino e il blog violantezona1.wordpress.com – e raccomando a tutti i residenti della zona 1 di fare altrettanto, per arricchire il Partito Democratico di nuova linfa e portare avanti nuove idee per la Zona 1 e per Milano.

In bocca al lupo Sergione!

Ma quanto assomiglia al Sindaco Moratti?!?

Chi sa chi è Martha Wayne, ritratta in questa immagine?

Dài che un po’ le assomiglia (in bello, decisamente)…

Volete un aiutino?

Ha un figlio che si è costruito una enorme casa da fumetto.

Chiedete se aveva la licenza edilizia? Non so, ma credo di sì: a Gotham city è proprio suo figlio che difende i cittadini dai soprusi dei più forti e ricchi approfittatori.

Si può mettere la mano sul fuoco che ha sempre pagato tutte le tasse fino all’ultimo centesimo, il piccolo Bruce, noto ai più con il soprannome di Batman.

E’ il figlio del sindaco Moratti – novello Batman de’ Noantri – che secondo alcuni maligni (tanto ben informati da aver convinto anche un paio di magistrati ad aprire un’inchiesta) per costruirsi la sua Bat-Casa ispirata a quella di Goham City ha ristrutturato un capannone industriale senza badare troppo alle regole, sperando probabilmente che il Comune di Milano – che con Gotham City non risulta essere gemellato – gliela facesse passare liscia. In fondo la mamma è sempre la mamma.

Guarda caso, la nuova grande riforma urbanistica approvata tra mille polemiche dal Sindaco e dalla sua Giunta prevede proprio che in gran parte di Milano si possa fare ora legalmente – con due lire – quello che fino a ieri era illegale, o portava nelle casse del Comune un bel po’ di soldini.

Io sono sicuro che Martha – la mamma di Batman – ha vigilato su come cresceva il  suo amato figliolo, e non gli avrebbe permesso  di costruirsi una casa aggirando le regole. E se mai avesse scoperto di essere stata raggirata avrebbe fatto fuoco e fiamme. E Marta a Gotham City non è neppure sindaco. In fondo la mamma è sempre la mamma.

Secondo voi il sindaco di Milano Letizia Moratti le assomiglia, alla fin fine?

Perché io, “dirigente” del PD, non posso sostenere Boeri

Mi fa un po’ ridere il termine che ho usato nel titolo per amplificare il senso di questo post: “dirigente”.

In effetti sono stato eletto nell’organismo dirigente del circolo del PD Giambellino, e oggi faccio parte del cosiddetto “coordinamento”. Però il termine mi fa ridere perché per come funziona la politica italiana oggi, a me pare che neppure la coordinatrice del circolo (che pare sia stata da poco ribattezzata “segretaria”, perché si vede che qualcuno ha sentito la necessità di dedicare tempo  e neuroni per ristabilire ufficialmente una nomenclatura che rievoca il secolo passato) abbia davvero una funzione dirigenziale.

Ma tant’è, quelle che seguono sulla necessità politica di non sostenere la candidatura di Stefano Boeri sono a tutti gli effetti le riflessioni di un dirigente del PD, un microdirigente che seppure su scala “condominiale” sente il dovere e la necessità di ragionare in modo critico su ciò che sta accadendo alle primarie per selezionare il candidato sindaco di Milano.

Perché non posso sostenere la candidatura di Stefano Boeri?

Le risposte possibili sono molte, e ne ho persino una che si ispira a una battuta da film americano: «E’ uno sporco lavoro ma qualcuno deve pur farlo».

Sento il dovere politico di dimostrare che anche dentro al PD c’è chi ha più a cuore le primarie – come simbolo della politica nuova, delle scelte condivise con i cittadini – che l’affermazione del candidato preliminarmente scelto dalla dirigenza del PD.

Non posso sostenere Boeri, perché ho capito subito che la decisione del PD di schierarsi con tutto il proprio peso a favore di un unico candidato rischiava di snaturare il senso profondo delle primarie: le primarie servono ai partiti per chiedere ai cittadini qual è il candidato migliore, non per dirglielo.

La scelta di indicare un candidato era legittima e persino in parte comprensibile, ma bisognava valutare subito il rischio che da quel momento prevalesse l’esigenza degli organi di partito di autolegittimarsi dimostrando a qualunque costo che quella era la scelta giusta, vincente. Per questo avrebbe dovuto essere attenuata da subito con un impegno molto forte a favore delle primarie. Per ogni iniziativa/volantino a favore di Boeri avrebbe dovuto essere progettata un’iniziativa a favore di tutti, ma così non è stato. Al contrario, ogni volta che qualcuno del PD si schiera pubblicamente a favore di Pisapia o Onida si legge di telefonate di richiamo all’ordine (chissà provenienti da chi…).

Che bello sarebbe stato avere un partito capace di dire: «Trovatemi un candidato migliore del mio e io sarò felice!»

Stefano Boeri è un ottimo candidato, e sono ottimi candidati anche Valerio Onida, Giuliano Pisapia e Michele Sacerdoti.

Chiunque di loro vinca avrà il mio voto.

Ma non è sul mio voto che si giocherà la partita vera, nella primavera prossima.

Tantomeno è sul voto degli obbedienti che si sono schierati per Boeri prima ancora di sapere bene chi fosse.

Semmai si giocherà sul voto di quelli che sono allergici ai candidati “di partito” (in particolare del nostro partito; e sono molti), e agli schieramenti frutto delle alchimie degli strateghi autoreferenziali.

Insomma non posso sostenere la candidatura di Boeri per tre motivi fondamentali:

  • perché io sostengo le primarie come strumento che può e deve aiutare la politica a fare le scelte importanti in sintonia con l’elettorato potenziale (molto più dei sondaggi, che oggi sono un feticcio spesso usato in maniera acefala).
  • perché ho molta stima di Stefano Boeri, e credo che sia il primo a voler sapere se il consenso che raccoglie in questa fase preliminare della competizione è sincero o frutto in gran parte dell’adesione passiva a scelte fatte da pochi collocati in alto.
  • perché se il centrosinistra è in grado di esprimere un candidato sindaco migliore di Boeri voglio che abbia la possibilità di affermarsi, e non sia bloccato dal fuoco di sbarramento di chi ha certo la forza di sbaragliare il campo finché si tratta delle primarie, ma poi ha ampiamente dimostrato di non sapere bene come andare oltre.

A questi tre motivi se ne aggiunge un altro, in forma di augurio: Che vinca il migliore (a prescindere da chi lo sostiene). Solo così avranno vinto le primarie.

P.S. C’è un quinto motivo: alcuni iscritti del mio circolo hanno già preannunciato che a causa della gestione di queste primarie da parte del PD non rinnoveranno la tessera l’anno prossimo. Io vorrei dimostrare loro che ci sono invece motivi per rinnovarla comunque.