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Quando ti inviteranno a salire i gradini (1)
della fondazione casa di Jorge Amado
per veder dall’alto le file di soldati, quasi tutti negri
che dan bastonate sulla nuca di furfanti negri
di ladri mulatti e altri quasi bianchi
trattati come negri
sol per mostrare agli altri quasi negri
(e son quasi tutti negri)
e ai quasi bianchi poveri come negri
come i negri, poveri e mulatti
e quasi bianchi quasi negri – tanto son poveri – sono trattati
e non importa se occhi del mondo intero
possono posarsi un attimo sul largo
dove gli schiavi eran castigati
ora un ritmo batuque un rullo batuque
con la purezza di bambini in divisa della scuola secondaria
in giorno di parata (2)
e l’epica grandezza di un popolo in formazione
ci attrae, ci sorprende e ci stimola
non importa niente: né immagini
né il fantastico, né il disco di Paul Simon (3)
nessuno, nessuno e cittadino
se andrai a veder la festa al Pelourinho, oppure no
pensa a Haiti, prega per haiti
Haiti è qui – Haiti non è qui
E se vedrai in tv un deputato in panico mal dissimulato
davanti a un qualunque, ma qualunque, qualunque qualunque
piano di educazione che sembri facile
che sembri facile e rapido
e rappresenti una minaccia di democratizzazione
dell’insegnamento di primo grado
e se questo stesso deputato difenderà l’adozione della pena capitale
e il venerabile cardinale dirà che tanta anima lui vede nel feto
e nessuna nel miserabile
e se, passando col rosso, il vecchio rosso abituale,
vedrai un uomo pisciare all’angolo di strada
su un lucido sacco dell’immondizia a Leblon (4)
e quando sentirai il sorridente silenzio di San Paolo
di fronte alla carneficina (5)
111 prigionieri indifesi, ma i prigionieri son quasi tutti negri
o quasi neri, o quasi bianchi quasi neri – tanto son poveri
e poveri sono come macchie – e tutti sanno come si trattano i negri
e quando farai un giro ai Caraibi
e quando scoperai senza preservativo
e presenterai la tua partecipazione intelligente al blocco a Cuba
pensa a Haiti, prega per Haiti
Haiti è qui, Haiti non è qui.
Da musibrasil.net – Traduzioni di Andrea Ciacci, Lissia da Cruz e Silva, Adelina Aletti
1) La prima parte della canzone fa riferimento all’atmosfera di tensione e violenza, alia confusione “haitiana” in cui si e svolta la serata centrale del XIII Femadum, il festival di musica e arti che si e tenuto nel gennaio di quest’anno a Bahia, organizzato dal gruppo Olodum. In quella occasione – di fronte alla Fondazione Casa di J. Amado, sul Largo del Pelourinho, cuore della citta e luogo simbolo della schiavitu nera – Caetano era stato invitato ad esibirsi insieme alia Banda Olodum e a ricevere il titolo onorario di Cittadino Olodum.
2) La Banda Mirim, ensemble percussivo di bambini che fa parte del gruppo Olodum.
3) All’origine del successo internazionale della Banda Oludum c’e la loro partecipazione ad un disco di Paul Simon.
4) Quartiere di Rio de Janeiro.
5) Si parla del massacro provocato dalla polizia nella repressione seguita ad una rivolta dei detenuti del penitenziario paulista di Carandiru nell’ottobre del ’92.
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Oggi leggo sui giornali che Silvio Berlusconi in persona avrebbe avvertito il Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo che il video in cui appare seminudo in una situazione molto compromettente era stato offerto ai suoi giornali di gossip (il fidato «Chi», in particolare).
Nella telefonata, riferiscono le cronache, Berlusconi ha rassicurato Marrazzo che i giornali della Mondadori non lo avrebbero pubblicato.
E io mi chiedo – da giornalista – perché?
E’ ovvio che gran parte dei pretesi «scoop» in stile Corona sono cose fasulle concordate tra “Vip”, agenti e fotografi per far parlare di sé, ma mi risulta che ci sia anche una parte di gossip – per esempio sulle serate in discoteca del calciatore spompato, o sulla soubrette ingrassata – che si nutre proprio di fotografie e video rubati, che danno sostanza e credibilità anche a una marea di insinuazioni in gran parte inventate ad arte.
Feltri, poi, è un campione quando si tratta di spacciare per «documenti» delle mefitiche porcherie visibilmente taroccate o di nessun valore, pur di abbattere il nemico politico.
Nel nome del “diritto di sapere”, spesso invocato anche dagli inventori di pettegolezzi
Ma con Marrazzo no.
Nel caso di Marrazzo c’è un direttore di giornale (Alfonso Signorini) che riceve un’offerta che deve sembrargli molto ghiotta.
Però non la pubblica (secondo le cronache neppure l’acquista) perché consulta il suo editore – avversario politico del politico di primo piano ritratto nel video compromettente – e insieme decidono di non pubblicare il video, né articoli illustrati da qualche bel fermo immagine scelto con maestria.
Addirittura Berlusconi si prende la briga di telefonare a Marrazzo per informarlo e rassicurarlo, dicono le cronache.
Va da sé che indirettamente fa anche sapere a Marrazzo che lui conosce la sua “debolezza”.
C’è un altra informazione – forse implicita, forse no: con quel video «Chi» avrebbe venduto di sicuro un sacco di copie, come capisce bene chiunque.
Ma Berlusconi è generoso: non sono altri soldi che vuole, e c’è sempre tempo per sdebitarsi.
Del fatto che nel video fosse ritratta un’auto di servizio della Regione Lazio, che sembra Marrazzo usasse per farsi accompagnare, non si è probabilmente accorto nessuno.
Non sono queste le cose che interessano ai giornalisti (anche se c’era addirittura un fermo immagine)…
P.S. Sarebbe bello che i vari Signorini e Belpietro provassero a spiegare perché ora dicono che quel video era «impubblicabile»: l’unica spiegazione che viene in mente a me è che si capisse che c’era qualcosa di molto losco. Se è così, avrebbe dovuto essere una ragione di più per investigare, o per denunciare alle autorità…
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http://www.reuters.com/article/rbssTechMediaTelecomNews/idUSL572718220091005
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