Assonanze (democratiche)

Penati: «Sospeso».
Il partito: «S’ho speso…».
Il cittadino: «SOS! Peso!»

Ecco il PD che mi piace, per i diritti di tutti

Ecco perché continuo a lavorare perché siano Giorgio Merlo
e quelli come lui a sentirsi sempre più fuori luogo nel mio partito.

METTIAMO IN PIAZZA I DIRITTI

IGNAZIO MARINO E IVAN SCALFAROTTO

Ettore Martinelli e Diana De Marchi

Sabato 7 maggio, dalle 16.00 alle 19.00

Una camminata attraverso i diritti: dal diritto alla qualità urbana al testamento biologico; dalla legalità all’ambiente; dal lavoro alle unioni civili… e molti altri ancora!

PARLIAMONE INSIEME NEI GAZEBO DEL PD
in P.za Segesta, P.za Piemonte, P.za Selinunte, P.le Pagano, P.za Buonarroti, P.za Sicilia, Via Paravia.

Sempre sabato, presso il Circolo Acli di via Conte Rosso 5 (vedi la mappa),

è previsto un pranzo elettorale a favore della candidatura di Giuliano Pisapia a Sindaco

con il senatore Ignazio Marino

A Milano centro, vota Sergio Violante

Il mio amico Sergio Violante, di cui conosco da tempo la capacità, la serietà e la bontà delle idee, si candida con il PD per il ruolo di consigliere di zona 1, Milano centro.
Se vivessi in zona 1 voterei sicuramente per lui – tanto che l’ho con estremo piacere aiutato per realizzare il volantino e il blog violantezona1.wordpress.com – e raccomando a tutti i residenti della zona 1 di fare altrettanto, per arricchire il Partito Democratico di nuova linfa e portare avanti nuove idee per la Zona 1 e per Milano.

In bocca al lupo Sergione!

Il PD fa incontrare studenti e polizia, contro la violenza

Ripubblico con orgoglio un appello frutto del lavoro del Partito Democratico, e in particolare del mio amico deputato Lele Fiano, per contrastare chi vorrebbe approfittare delle violenze di pochi (spesso aizzate ed esacerbate ad arte) per togliere a molti il diritto di manifestare il proprio dissenso e le proprie idee.

Studenti, poliziotti, politici del PD insieme per arginare chi soffia sul fuoco aizzando gli scontri come Maurizio Gasparri ed il governo.

Tutti attorno a un tavolo per firmare un documento al termine di un incontro tenutosi questa sera nella sede nazionale del PD tra alcune rappresentanze studentesche: Udu, Rete degli studenti, Ricercatori, giovani di Acli, Arci e Fuci e 6 sigle sindacali della Polizia di Stato: Coisp, Siulp, Siap, Anfp, Silp e Sap.

Questo il testo dell’Appello del Partito Democratico

I gravi incidenti dello scorso 14 dicembre a Roma, hanno lasciato sul terreno troppi feriti, troppi danni e la necessità di una doverosa riflessione su cosa stia succedendo, alle nuove generazioni del nostro Paese, nel rapporto tra protesta politica e violenza.

E’ una riflessione necessaria perché l’Italia non può permettersi il rischio di cadere in una nuova spirale di violenza e di terrore, come è avvenuto in un passato non troppo lontano, e di cui tutti conoscono i drammatici esiti.

Due sono i beni irrinunciabili in gioco. Da una parte la certezza che nessuna concessione debba essere fatta, né ora né mai, all’uso della violenza come forma di contestazione. Dall’altra il diritto costituzionale a manifestare, in maniera civile, a sostengo delle proprie idee e convinzioni. Siamo in un momento di grande difficoltà: specie i giovani percepiscono con grande preoccupazione e rabbia l’incertezza del loro futuro.

Noi dobbiamo evitare che l’incertezza e la rabbia si trasformino in violenza. Ed è questo un compito della politica, che deve dare risposte. Lo ribadiamo: il diritto di tutti a manifestare liberamente il proprio dissenso è un bene fondamentale. Ma è necessario separare, senza incertezze, le legittime manifestazioni pacifiche di dissenso da coloro che, invece, alle manifestazioni partecipano in forma organizzata e squadristica, con l’unico scopo di produrre violenza, feriti e danni.

In questa difficile situazione si inserisce il complesso e delicato lavoro delle forze dell’ordine, che svolgono un ruolo, centrale, di difesa delle istituzioni, della sicurezza dei cittadini e della libertà di espressione. E’ un impegno difficile sul quale la politica e l’opinione pubblica hanno un diritto-dovere di controllo e, quando occorre, anche di critica, ma nella consapevolezza che il tema centrale che ci consegnano i fatti di questi giorni è l’emergere di una violenza di piazza che va respinta subito.

Questo l’appello che rivolgiamo ai giovani, assumendoci per quanto ci riguarda, nei rispettivi ruoli che ciascuno di noi ha, l’impegno a difendere i principi di legalità e i diritti alla sicurezza e all’espressione della propria opinione.

Perché io, “dirigente” del PD, non posso sostenere Boeri

Mi fa un po’ ridere il termine che ho usato nel titolo per amplificare il senso di questo post: “dirigente”.

In effetti sono stato eletto nell’organismo dirigente del circolo del PD Giambellino, e oggi faccio parte del cosiddetto “coordinamento”. Però il termine mi fa ridere perché per come funziona la politica italiana oggi, a me pare che neppure la coordinatrice del circolo (che pare sia stata da poco ribattezzata “segretaria”, perché si vede che qualcuno ha sentito la necessità di dedicare tempo  e neuroni per ristabilire ufficialmente una nomenclatura che rievoca il secolo passato) abbia davvero una funzione dirigenziale.

Ma tant’è, quelle che seguono sulla necessità politica di non sostenere la candidatura di Stefano Boeri sono a tutti gli effetti le riflessioni di un dirigente del PD, un microdirigente che seppure su scala “condominiale” sente il dovere e la necessità di ragionare in modo critico su ciò che sta accadendo alle primarie per selezionare il candidato sindaco di Milano.

Perché non posso sostenere la candidatura di Stefano Boeri?

Le risposte possibili sono molte, e ne ho persino una che si ispira a una battuta da film americano: «E’ uno sporco lavoro ma qualcuno deve pur farlo».

Sento il dovere politico di dimostrare che anche dentro al PD c’è chi ha più a cuore le primarie – come simbolo della politica nuova, delle scelte condivise con i cittadini – che l’affermazione del candidato preliminarmente scelto dalla dirigenza del PD.

Non posso sostenere Boeri, perché ho capito subito che la decisione del PD di schierarsi con tutto il proprio peso a favore di un unico candidato rischiava di snaturare il senso profondo delle primarie: le primarie servono ai partiti per chiedere ai cittadini qual è il candidato migliore, non per dirglielo.

La scelta di indicare un candidato era legittima e persino in parte comprensibile, ma bisognava valutare subito il rischio che da quel momento prevalesse l’esigenza degli organi di partito di autolegittimarsi dimostrando a qualunque costo che quella era la scelta giusta, vincente. Per questo avrebbe dovuto essere attenuata da subito con un impegno molto forte a favore delle primarie. Per ogni iniziativa/volantino a favore di Boeri avrebbe dovuto essere progettata un’iniziativa a favore di tutti, ma così non è stato. Al contrario, ogni volta che qualcuno del PD si schiera pubblicamente a favore di Pisapia o Onida si legge di telefonate di richiamo all’ordine (chissà provenienti da chi…).

Che bello sarebbe stato avere un partito capace di dire: «Trovatemi un candidato migliore del mio e io sarò felice!»

Stefano Boeri è un ottimo candidato, e sono ottimi candidati anche Valerio Onida, Giuliano Pisapia e Michele Sacerdoti.

Chiunque di loro vinca avrà il mio voto.

Ma non è sul mio voto che si giocherà la partita vera, nella primavera prossima.

Tantomeno è sul voto degli obbedienti che si sono schierati per Boeri prima ancora di sapere bene chi fosse.

Semmai si giocherà sul voto di quelli che sono allergici ai candidati “di partito” (in particolare del nostro partito; e sono molti), e agli schieramenti frutto delle alchimie degli strateghi autoreferenziali.

Insomma non posso sostenere la candidatura di Boeri per tre motivi fondamentali:

  • perché io sostengo le primarie come strumento che può e deve aiutare la politica a fare le scelte importanti in sintonia con l’elettorato potenziale (molto più dei sondaggi, che oggi sono un feticcio spesso usato in maniera acefala).
  • perché ho molta stima di Stefano Boeri, e credo che sia il primo a voler sapere se il consenso che raccoglie in questa fase preliminare della competizione è sincero o frutto in gran parte dell’adesione passiva a scelte fatte da pochi collocati in alto.
  • perché se il centrosinistra è in grado di esprimere un candidato sindaco migliore di Boeri voglio che abbia la possibilità di affermarsi, e non sia bloccato dal fuoco di sbarramento di chi ha certo la forza di sbaragliare il campo finché si tratta delle primarie, ma poi ha ampiamente dimostrato di non sapere bene come andare oltre.

A questi tre motivi se ne aggiunge un altro, in forma di augurio: Che vinca il migliore (a prescindere da chi lo sostiene). Solo così avranno vinto le primarie.

P.S. C’è un quinto motivo: alcuni iscritti del mio circolo hanno già preannunciato che a causa della gestione di queste primarie da parte del PD non rinnoveranno la tessera l’anno prossimo. Io vorrei dimostrare loro che ci sono invece motivi per rinnovarla comunque.